3 giugno 2014

Renzismo e finta crisi del centrodestra - alcune considerazioni (scomode?) su questa vittoria

Al termine di una campagna elettorale dominata nei sondaggi clandestini da vescovi e fantini e nelle trasmissioni tv da temi troppo italici e per nulla europei (pensioni alle casalinghe, gli 80 euro, Maalox e rimedi vari..) possiamo partire da un assunto, fino alla mezzanotte del 25 maggio assolutamente non scontato: abbiamo vinto. Abbiamo vinto con un risultato (finalmente) netto, indiscutibile e pieno,che permette il paragone solo con i momenti di gloria di un solo altro grande partito della storia repubblicana estinto (ufficialmente) vent'anni fa. Si sono spese e si spenderanno forse ancora molte parole sull'analisi del voto del 25 maggio scorso, più o meno sotto l'effetto dei fumi dell'ubriacatura del 40%, ci sono però, finita la festa, alcuni elementi che mi interessa mettere a fuoco.

Un elemento positivo è sicuramente che l'elettorato del Pd (a sorpresa) ha retto ed è rimasto compatto: nonostante una battaglia pre, durante e post - congresso, le spaccature interne 'di area' non sono emerse e il partito è apparso compatto durante tutta la campagna elettorale e l'appartenenza infine ancora una volta ha prevalso.

Sul voto del 25 probabilmente hanno pesato diversi fattori ovviamente non confermabili: i sovraeccitati toni grillini che hanno impostato la campagna sull'aut aut (o noi o loro), e millantando il rischio della loro vittoria hanno destabilizzato e smosso un elettorato moderato che di 'far vincere quelli là' aveva il terrore; il principale competitore del presidente del consiglio evidentemente minorato (forse anche grazie al M5S per la violenza sul voto palese sulla decadenza) nella sua agibilità politica; il grave evento dell'attentato a Bruxelles avvenuto poco prima del voto italiano che, nonostante la pressoché nulla visibilità sulla stampa, potrebbe aver dato una ulteriore spinta verso la stabilità.

Una tale schiacciante vittoria del Partito Democratico comunque potrebbe avere non piacevoli risvolti generali. Infatti, appunto perché "esagerata", questa vittoria umilia i risultati già di per sè imbarazzanti degli alleati di governo, che insieme raccolgono il 5%, con Scelta Civica ridotta a percentuali infinitesimali e un Ncd che solo grazie all'apporto consistente dell'Udc, soprattutto al Sud,si aggrappa con le unghie alla soglia di sbarramento del 4%, ovvero da sola Ncd vale tra il 2 e il 2,5. Qualcuno dice che Monti era stato fagocitato dal Ncd di Alfano e a sua volta Alfano è stato assorbito da Renzi, ad ogni modo, è De Gasperi a ricordarci che è inopportuno umiliare gli alleati. È chiaro che questo risultato nel caso di Alfano lo spinge a destra, per ricostruire un asse con Berlusconi e Lega.

Fra l'altro, il frantumato schieramento di centro destra ne esce sì con le ossa rotte, ma solo apparentemente, infatti sommando il 17% di Fi (con un leader nelle condizioni suddette) con il 4% e il 3% rispettivamente di Alfano e Fd'I, con il 6% della Lega raggiunge e supera con i decimali un totale del 30%, ovvero, rispetto alle politiche 2013, il tracollo del centro destra non è pervenuto. E non giova a riguardo obiettare che non è possibile una sommatoria di voti, infatti è risaputo e testato come l'elettorato di quell'area politica non sia troppo sensibile rispetto ai (finti) screzi tra i loro grandi e piccoli leader. Da sorvegliare c'è poi tutta un'area di astensionismo dove si sono rifugiati molti elettori dell'ex Pdl, che non è scontato non possano esserne nuovamente attratti in caso di elezioni politiche. Allo stesso modo, poco importa se la formazione di centro destra prossima ventura sarà di nuovo a trazione leghista, infatti dal '94 in poi, e in particolare in modo parossistico alle politiche 2013, l'elettorato leghista intollerante verso Berlusconi e viceversa quello pidiellino verso la lega, nonostante le alleanze fastidiose hanno comunque rinnovato la fiducia ai loro rispettivi partiti: non vi è nessun motivo per dubitare che succederà nuovamente.

La tentazione di veltroniana memoria (quando si prese un milione di voti in più rispetto a queste elezioni e si visse il risultato come una sconfitta clamorosa) di correre da soli nel caso di elezioni politiche è sicuramente l'unica possibilità per quelle che sono state le mosse del neosegretario, ma bisogna sperare che il risultato non sia vicino a quello del 2008, con conseguente decapitazione del capo..

Quello che con ogni evidenza emerge da questa consultazione popolare è una netta investitura per il governo Renzi, che finalmente constata la propria legittimità popolare. Aveva ragione il segretario, nell'infelice passaggio di consegne di San Valentino, ad affermare che "il popolo non ricorda come si ottiene il potere, ma ricorda per cosa lo si usa".



Uscendo da questa limitata e approssimativa analisi delle europee, i pruriti per il centrosinistra sono cominciati il giorno dopo i risultati delle europee. Già lunedì pomeriggio infatti i grandi sorrisi degli elettori piddini si sono trasformati in una smorfia man mano che cominciavano a emergere i risultati delle amministrative: in provincia, dove era più importante vincere, lì siamo venuti meno, e, per motivi i più diversi, abbiamo perso. In termini percentuali c'è stato un discreto calo del Pd (/liste civiche vicine al centro sinistra) a livello nazionale per le amministrative, anche se oggi siamo ancora in attesa dei ballottaggi di domenica. Il punto politico però personalmente mi pare chiaro: quello locale e quello nazionale si confermano ancora una volta (e stavolta per noi in senso negativo) due piani del tutto nettamente distinti e separati, senza alcun nesso di causalità a legarli; inoltre, si riverbera sul locale un minor  radicamento del partito, rispetto all'apprezzamento nazionale (e quindi generale). Insomma in molti comuni dove per le europee si è confermato un dato vicino a quello delle politiche 2013 vuol dire che il Partito ha lavorato bene ieri ed oggi, dove invece c'è stato un balzo significativo di consenso, lì il merito non è da intestarsi al partito locale, che, spesso appesantito dall'età media, non è credibile in un solo anno si sia così fortemente radicato sul territorio, bensì probabilmente avrà subito passivamente l'elevato tasso di gradimento goduto dal Governo e dal segretario. È fondamentale quindi che non si gongoli per risultati che calati sul locale, come è successo con le amministrative, vengono a volte chiaramente smentiti.. piuttosto si lavori e si continui a lavorare perché il Partito Democratico non smetta di possedere un bagaglio (forse il più grande e importante di questo partito) di esperti e capaci amministratori locali, vicini ai concittadini e in grado di dimostrarsi competenti e appassionati della cosa pubblica anche a livello nazionale.



Un'ultima considerazione che ho a cuore riguarda la candidatura dei Giovani Democratici per la circoscrizione nord ovest, dove, sospinta dalla straordinaria prestazione del partito, l'organizzazione giovanile si è mobilitata in Liguria, Piemonte e Lombardia, riuscendo a far eleggere il 28enne Brando Benifei, con un totale di quasi 40.000 preferenze, di cui circa 500 incassate in provincia di Lecco. Un risultato insperabile all'inizio di questa campagna, una candidatura in cui noi Giovani Democratici abbiamo creduto sin dall'inizio, nonostante fossimo consci che la battaglia delle preferenze, che tende a confermare chi si ricandida, sarebbe stata durissima. Quella di Brando è la vittoria e la prova di forza di una giovanile sana, robusta, solida, capace di costruire un consenso capillare, motore di una immagine della politica fresca ma insieme esperta, una giovanile grande abbastanza per influire sul partito, imporre perfino un candidato nell'elenco dei vincenti e riportare il Pd ad essere il primo partito più votato dagli under 30. È la conferma che il centrosinistra deve ripartire da qui, dai giovani e dai loro momenti associativi, perché siamo e restiamo gli unici soggetti ancora in grado di incarnare con spontaneità e purezza la politica come servizio, di declinare l'attenzione per la cosa pubblica come esercizio civico il più alto possibile.

A Brando Benifei va il nostro ringraziamento per averci coinvolti in modo più profondo e più consapevole in questa campagna elettorale e in lui riponiamo le nostre speranze e il nostro orgoglio di essere Giovani Democratici.

Auguri a tutte voi e tutti voi,

Avanti!



Davide D'occhio, vicesegretario provinciale Giovani Democratici Lecco

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