15 marzo 2015

#GDtoRome: la politica è una cosa bella!

Dal 10 al 12 marzo 2015 la nostra Federazione provinciale è stata in visita a Roma, nei luoghi delle istituzioni, in conclusione della scuola di formazione politica "Di sana e robusta Costituzione". Riportiamo il pensiero di Martina Corti su questa bellissima esperienza:

Penso di poter dire che l’esperienza romana vissuta qualche giorno fa con i compagni dei Giovani Democratici della Provincia di Lecco sia stata un esempio efficace di come si dovrebbe organizzare e mettere in atto una buona scuola di formazione politica. Viviamo spesso esperienze di formazione in generale che per quanto valide esauriscono tutta la loro forza nei contenuti trasmessi e per questo risultano mancanti di una reale presa sulla realtà delle cose e di quell'incisività fondamentale a rendere una serie di conoscenze parte attiva del nostro modo di essere e di pensare.
Spesso ci si dimentica di questo, e si rischia di aumentare la distanza tra noi e ciò che impariamo, e così accade che quel “sapere” che ci viene trasmesso resta chiuso, impermeabile, lontano dal nostro vissuto e dalla nostra piena comprensione. 
Aver avuto l'opportunità di andare a Roma, dopo un percorso formativo sulla storia delle istituzioni e sul loro funzionamento, e aver messo piede in luoghi come il Senato e la Camera, averne tastato l'atmosfera e respirato anche se per un tempo ridotto l'aria ci ha mostrato che "è tutto vero", che quei fantomatici luoghi, immersi in una nube più o meno fitta di mistero e pregiudizi da parte dei media e del dire comune, sono un qualcosa di tangibile, di vissuto, di vero e, perché no, anche di affascinante.
Assistendo alle sedute, ma forse ancor di più confrontandoci in maniera diretta in una cena a tu per tu con alcuni parlamentari, spogliati di quelle barriere psicologiche che nella stragrande maggioranza dei casi ci separano da loro, la politica si è manifestata come un'attività che esige serietà e competenza, come un lavoro bello e nel contempo faticoso, come il raffinatissimo strumento di cui tutti noi disponiamo per cambiare davvero le cose, e lo dico senza retorica, consapevole che in ogni caso un cambiamento è difficile, richiede tempo e può conoscere diversi insuccessi prima di essere attuato. Sarebbe stupido non servircene, sarebbe incauto sprecarlo in frasi fatte e qualunquismi, sarebbe incomprensibile non provare almeno a conoscerlo, tanto per i cittadini quanto per gli stessi politici, toccati da una responsabilità grandissima e per questo investiti del dovere di maneggiarlo con delicatezza e intelligenza. 
Eppure il clima in cui tutti noi oggi viviamo si colloca agli antipodi di questo discorso: la gente è sfiduciata, la politica è mal considerata e rappresenta un sempre valido capro espiatorio contro cui chiunque può rivolgere le sue accuse. Al di là di tutto ciò che negli ultimi decenni è o non è stato fatto come si doveva, al di là del mancato o scorretto funzionamento delle istituzioni, che pure va criticato e dunque migliorato, la sfida che ci si pone davanti ora, la più nobile forse, è quella di tornare a credere nella politica, in chi la politica la esercita, la suda, la vive oserei dire quotidianamente; anche per noi giovani che ci dedichiamo alla politica e che non per questo diamo sempre per scontata la nostra fiducia nelle istituzioni e nella politica, il viaggio a Roma credo abbia significato molto nei termini di una boccata d'aria e di speranza verso chi ci rappresenta.
Siamo lontanissimi dalle generazioni dei nostri genitori, che hanno vissuto la partecipazione politica come un qualcosa di forte, di necessario, di fondante e di determinante la propria identità, ma tuttavia la politica non è morta, saranno morti i partiti e le ideologie, ma la politica è ancora viva e sono contenta di aver colto questa sua vita, che lotta contro l'indifferenza, trapelare dalle parole dei parlamentari incontrati a Roma: il periodo è difficile, e loro hanno le nostre stesse perplessità, vivono con le nostre stesse insicurezze, eppure continuano a lavorare poiché seguono un progetto che, nonostante tutto, può ancora funzionare.
Sarebbe utopia pensare che un progetto politico possa essere messo in atto perfettamente: la teoria è perfetta, impeccabile, cristallina, la prassi no, essa soffre delle manchevolezze e delle imperfezioni connaturate all'agire umano, ma ciò non deve bloccare né sfiduciare: è il bello della democrazia occidentale, della rappresentanza di tutte le parti, del fare politica dando corpo alle idee e dando forma al pensiero, della politica come costruzione oculata e attenta, pezzo per pezzo, mattoncino per mattoncino.
Stando quei tre giorni a Roma ho avuto la conferma del fatto che fare politica sia anche e soprattutto fare mediazione, mediare appunto tra posizioni diverse, trovare accordi, fare di molte idee una: preferisco parlare di mediazione piuttosto che di compromesso; la mediazione è fondamentale, tanto tra parti antagoniste quanto all'interno degli stessi partiti, e affinché davvero le parole, di per sé così inconsistenti, diventino cose, azioni, fatti, è necessario mediare, e procedere passo dopo passo, consapevoli che a volte "poteva andare meglio" ma che intanto si sta procedendo verso qualcosa. Se si ha un progetto, una linea, un punto dove approdare (e penso che le persone che abbiamo incontrato a Roma lo abbiano, e per questo sono felice e ho fiducia in loro) anche un'uscita di pista temporanea, legata ad una particolare contingenza, non incide troppo violentemente sull'azione complessiva. Al contrario, continuare a lamentarsi, a proferir parole di disaccordo, a fare castelli senza fondamenta e a contrastare ogni singola cosa risulta a mio parere assurdo nella misura in cui la politica si fa agendo, le cose si cambiano governando e mettendoci la faccia: le parole proferite in aula parlamentare, o nelle singole commissioni, sono parole che si trasformano in cose, e acquistano rinnovata esistenza, le parole pronunciate al bar restano al bar, e, se posso aggiungerlo, fomentano ira e odio ingiustificati, senza effettivamente avere il potere di cambiare nulla. 
Per questo dovremmo prendere posizione forte, anche contrastante, in merito a ciò che davvero non funziona e a ciò che non possiamo accettare resti così com'è ora, ma nel contempo essere grati o, almeno, concedere una possibilità a questi politici, e in particolare ai volti nuovi di cui il Parlamento di questa legislatura è popolato, che hanno deciso di rimboccarsi le maniche, "sporcarsi le mani" e scendere dal piedistallo della teoria (pur senza dimenticarlo) per abbassarsi a quello più scomodo ma anche più soddisfacente della prassi. 
Per questo Platone voleva che i filosofi facessero politica, che potremmo tradurre così: un intellettuale che non prende posizione e che non partecipa vale poco o niente, non può vantare nulla ma soprattutto perde l'occasione più grande che ha per mostrare il vero valore del suo sapere, che solo un ingrato non gli riconoscerebbe. Un sapere tradotto in azione, fattosi "politico" si colora di tinte accese e viene apprezzato perché agisce sulla vita delle persone collocandole in un progetto e dunque dandole un valore non solo presente ma anche e soprattutto futuro. La politica considera gli individui nella loro esistenza futura e se ne fa garante, guarda avanti con occhi che dovremmo guardare con meno diffidenza, la politica crea possibilità ed è nella sfera della possibilità che gli individui creano relazioni e migliorano la loro condizione.
Per questo penso di poter affermare con una certa tranquillità che la politica è una cosa bella: è viva e in quanto tale va vissuta da tutti, nelle diverse misure e con i diversi ruoli che ognuno di noi si prende la responsabilità di svolgere in questo grande dramma di cui tutti, seppure ormai senza averne troppa consapevolezza, facciamo parte e da cui non possiamo sottrarci.
Roma per me è stato tante cose, tra cui il tempo bello trascorso con i compagni gd in giro per una città ricca di tutto ció che ti aspetti e non ti aspetti di trovare, ma soprattutto questo, tanti incontri, tanti stimoli e tante riflessioni che hanno rafforzato la convinzione che la politica sia bella e che come cosa bella vada prima di tutto considerata.



Martina Corti


Nessun commento:

Posta un commento