Oggi che la vicenda Alitalia si è avviata alla sua conclusione, qualche riflessione più precisa è possibile.
Nelle ultime settimane la cronaca della trattativa è stata ricca di ricostruzioni e analisi. Personalmente, non ho la pretesa di svolgere un'elaborazione mia della vicenda ma una sintesi di quelle che sono state le osservazioni più intelligenti lette sui quotidiani e su alcuni siti internet nell'ultimo periodo.
Chi maggiormente ha colpito, come sempre, la mia attenzione, è stato il sito di informazione indipendente lavoce.info, osservazioni acute, mai banali che tendevano ad andare oltre il dibattito – spesso sterile e scontato – che si sviluppava nei palazzi della politica.
L'attuale maggioranza di centrodestra ha costruito la propria vittoria elettorale nelle scorse elezioni di aprile anche sul tema dell'italianità di Alitalia. L'argomento in sé è legittimo, se non fosse che nella procedura – trasparente e legale – aperta dal Governo Prodi, parteciparono un paio di cordate italiane, che prontamente si ritirarono dalla gara appena furono resi noti i conti.
I conti. Qui sta il primo punto interrogativo. Tutti sanno che i debiti finanziari si aggirano intorno a 1,2 mld di €, ma nessuno conosce i debiti verso i fornitori. Secondo il quotidiano Europa, nel decreto di nomina del commissario Fantozzi, si fa riferimento ad una posizione debitoria totale di 2,8 mld di €, ecco quindi che – stornati l'1,2 di debiti finanziari e i 300 mln di prestito ponte capitalizzato si arriva ad una cifra (verso i fornitori) di 1,3 mld di €.
A questo si deve aggiungere l'impegno dello stato nella tutela dei piccoli risparmiatori e il costo degli ammortizzatori sociali. Il totale di quello che viene lasciato sulle spalle dei cittadini italiani è tra i 2,9 e i 3,6 mld €. Di questi tempi non sono briciole...
CAI. Tutti gli analisti del mercato aereo, oggi sostengono la indispensabilità dell'aggregazione tra compagnie aeree per resistere in un mercato travolto dall'avvento del low coast e martoriato dal caro petrolio. Anni fa, anticipando questo scenario, gli olandesi cedettero KLM (loro compagnia di bandiera) ad Air France, gli svizzeri – dopo il fallimento di Swiss air – ricostituirono la nuova società cedendola a Lufthansa e ultimi, in ordine di tempo, gli spagnoli hanno venduto la propria compagnia a British Airways. Oggi Alitalia si trova fuori da ogni alleanza internazionale e ha una quota di minoranza del proprio mercato nazionale (Air France detiene il 95% del mercato interno francese, Alitalia circa il 38%).
Uno dei motivi che avevano portato l'avversione di parte dell'attuale maggioranza al piano Air France, era la scelta di Fiumicino come hub, declassando così ad aeroporto normale Malpensa.
Malpensa. Sicuramente uno degli aspetti interessanti di tutta questa vicenda riguarda Malpensa. Il grande aeroporto del nord Italia, si ritrova ad essere sempre più l'aeroporto delle province di Varese, Como e dell'area nord ovest di Milano. Non piace a nessuno, perchè scomodo da raggiungere, perchè poco funzionale. La Lega Nord e il Presidente Formigoni hanno gridato allo scandalo perchè Air France aveva scelto Fiumicino come hub, ma oggi tacciono di fronte alla scelta di CAI di intraprendere una politica point to point. Quindi nessun hub. Tutto questo deriva dalle scelte sbagliate degli ultimi anni. Malpensa costruita e mai veramente collegata come meriterebbe un aeroporto che ambisce al ruolo di hub. Milano città è collegata in maniera pessima e a costi altissimi rispetto agli altri grandi aeroporti europei con le loro città di riferimento. Da Lecco raggiungere Malpensa è impresa d'altri tempi, eppure parliamo di circa 60/70 Km in linea d'aria. Se a questo aggiungiamo la concorrenza di Orio al Serio con un vastissimo ventaglio di offerta nel campo delle compagnie low cost a un centinaio di chilometri.
In conclusione. Emerge che fare impresa in Italia non richiede poi tutto questo coraggio, se i debiti li pagano altri, e tu ti porti a casa gratis la parte migliore di una azienda. Dietro l'operazione di Colaninno & soci si cela la volontà di fare un favore al premier ma senza avere la massa critica necessaria per reggere le sfide del mercato aereo. Allora è qui che si svela tutto il dibattito intorno al partner straniero. Di Lufthansa piuttosto che di Air France c'è bisogno subito, perchè la nuova compagnia è debole, i soci hanno pochi soldi e il futuro è più incerto che mai. La puzza di speculazione finanziaria si sente forte, d'altra parte il passato (di nome Telecom Italia) non gioca a favore del presidente di CAI, e avere dei dubbi è legittimo. Il Governo si è giocato un'altra promessa elettorale – come già successo con i rifiuti di Napoli – con un mega spot di facciata ma senza dare una soluzione vera e credibile al problema.
Michele
Nelle ultime settimane la cronaca della trattativa è stata ricca di ricostruzioni e analisi. Personalmente, non ho la pretesa di svolgere un'elaborazione mia della vicenda ma una sintesi di quelle che sono state le osservazioni più intelligenti lette sui quotidiani e su alcuni siti internet nell'ultimo periodo.
Chi maggiormente ha colpito, come sempre, la mia attenzione, è stato il sito di informazione indipendente lavoce.info, osservazioni acute, mai banali che tendevano ad andare oltre il dibattito – spesso sterile e scontato – che si sviluppava nei palazzi della politica.
L'attuale maggioranza di centrodestra ha costruito la propria vittoria elettorale nelle scorse elezioni di aprile anche sul tema dell'italianità di Alitalia. L'argomento in sé è legittimo, se non fosse che nella procedura – trasparente e legale – aperta dal Governo Prodi, parteciparono un paio di cordate italiane, che prontamente si ritirarono dalla gara appena furono resi noti i conti.
I conti. Qui sta il primo punto interrogativo. Tutti sanno che i debiti finanziari si aggirano intorno a 1,2 mld di €, ma nessuno conosce i debiti verso i fornitori. Secondo il quotidiano Europa, nel decreto di nomina del commissario Fantozzi, si fa riferimento ad una posizione debitoria totale di 2,8 mld di €, ecco quindi che – stornati l'1,2 di debiti finanziari e i 300 mln di prestito ponte capitalizzato si arriva ad una cifra (verso i fornitori) di 1,3 mld di €.
A questo si deve aggiungere l'impegno dello stato nella tutela dei piccoli risparmiatori e il costo degli ammortizzatori sociali. Il totale di quello che viene lasciato sulle spalle dei cittadini italiani è tra i 2,9 e i 3,6 mld €. Di questi tempi non sono briciole...
CAI. Tutti gli analisti del mercato aereo, oggi sostengono la indispensabilità dell'aggregazione tra compagnie aeree per resistere in un mercato travolto dall'avvento del low coast e martoriato dal caro petrolio. Anni fa, anticipando questo scenario, gli olandesi cedettero KLM (loro compagnia di bandiera) ad Air France, gli svizzeri – dopo il fallimento di Swiss air – ricostituirono la nuova società cedendola a Lufthansa e ultimi, in ordine di tempo, gli spagnoli hanno venduto la propria compagnia a British Airways. Oggi Alitalia si trova fuori da ogni alleanza internazionale e ha una quota di minoranza del proprio mercato nazionale (Air France detiene il 95% del mercato interno francese, Alitalia circa il 38%).
Uno dei motivi che avevano portato l'avversione di parte dell'attuale maggioranza al piano Air France, era la scelta di Fiumicino come hub, declassando così ad aeroporto normale Malpensa.
Malpensa. Sicuramente uno degli aspetti interessanti di tutta questa vicenda riguarda Malpensa. Il grande aeroporto del nord Italia, si ritrova ad essere sempre più l'aeroporto delle province di Varese, Como e dell'area nord ovest di Milano. Non piace a nessuno, perchè scomodo da raggiungere, perchè poco funzionale. La Lega Nord e il Presidente Formigoni hanno gridato allo scandalo perchè Air France aveva scelto Fiumicino come hub, ma oggi tacciono di fronte alla scelta di CAI di intraprendere una politica point to point. Quindi nessun hub. Tutto questo deriva dalle scelte sbagliate degli ultimi anni. Malpensa costruita e mai veramente collegata come meriterebbe un aeroporto che ambisce al ruolo di hub. Milano città è collegata in maniera pessima e a costi altissimi rispetto agli altri grandi aeroporti europei con le loro città di riferimento. Da Lecco raggiungere Malpensa è impresa d'altri tempi, eppure parliamo di circa 60/70 Km in linea d'aria. Se a questo aggiungiamo la concorrenza di Orio al Serio con un vastissimo ventaglio di offerta nel campo delle compagnie low cost a un centinaio di chilometri.
In conclusione. Emerge che fare impresa in Italia non richiede poi tutto questo coraggio, se i debiti li pagano altri, e tu ti porti a casa gratis la parte migliore di una azienda. Dietro l'operazione di Colaninno & soci si cela la volontà di fare un favore al premier ma senza avere la massa critica necessaria per reggere le sfide del mercato aereo. Allora è qui che si svela tutto il dibattito intorno al partner straniero. Di Lufthansa piuttosto che di Air France c'è bisogno subito, perchè la nuova compagnia è debole, i soci hanno pochi soldi e il futuro è più incerto che mai. La puzza di speculazione finanziaria si sente forte, d'altra parte il passato (di nome Telecom Italia) non gioca a favore del presidente di CAI, e avere dei dubbi è legittimo. Il Governo si è giocato un'altra promessa elettorale – come già successo con i rifiuti di Napoli – con un mega spot di facciata ma senza dare una soluzione vera e credibile al problema.
Michele
In maniera sintetica
RispondiEliminaLa comunicazione non'è mai stata il nostro forte. Ovvio che passa il messaggio del salvatore, questo piccolo uomo di cencio vestito che uno stupido gioco in scatola voleva sottrarre agli Italiani.
Poco si è detto che tutta la regia dell'operazione è sempre stata nelle mani di Corrado Passera, l’amministratore delegato di Banca Intesa, advisor del governo sulla questione Alitalia, che ci ha regalato anche i debiti di Air one.
Alla fine dovrà per forza entrare un partner straniero, una banda di cioccolatai non può inventarsi gestore di una compagnia aerea.
Due parole anche sulla posizione di Epifani. Vogliamo dire a gran voce che senza il suo intervento molte persone avrebbero pagato a caro prezzo in termini di impiego, stipendio e garanzie sociali. Vogliamo per cortesia ammettere che è necessario riallacciare il discorso con una parte di sindacato e smettere di far finta che non esiste, tanto più che pare rimasto l'unico a far fronte a questa deriva antisociale esplosa nel paese.
Yellow
Sicuramente il rapporto tra pd e organizzazioni sindacali e datoriali è una delle sfide maggiori che attende il pd per misurare il proprio grado di modernità nella proposta politica...
RispondiEliminanon possiamo pensare che ci sia un rapporto con i sindacati e gli industriali così come lo avevamo il secolo scorso...
E' un dibattito interessante, tutto da affrontare ancora.
Che dire? Che “le compagnie straniere fanno a gara per entrare nella cordata di berlusconi”, come dice “il giornale”. Questa è l’idea che passa, questa è l’idea con cui martellano gli elettori-spettatori. Avrei preferito un pd più spregiudicato, che si impegnasse per far realmente fallire la trattativa, esattamente come era stato per air france durante il governo prodi, tanto la rersponsabilità che il pd dimostra nessuno la apprezza.
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