Fin da quando è iniziato il dibattito sul decreto Gelmini molti hanno parlato di una scuola dove i tagli erano l'unica spinta di questa de-forma. Devo dissentire, sono convinto che in realtà la riforma del sistema scolastico esiste e che diverrà sempre più visibile col passare del tempo.
Il punto è ridurre il pubblico all'osso con la finalità di incentivare le persone a scegliere offerte formative opportune nel privato. Se la riforma fosse stata fatta perché non ci sono soldi a sufficienza, si sarebbero andati a tagliare posti di lavoro effettivamente inutili ( che ce ne sono ) e si sarebbero ridotti o cancellati i contributi pubblici alle scuole private, cosa che pare non sia stata fatta.
Quello che è stato fatto invece è stato passare con il tagliaerba sulla fioriera, togliendo quanche erbaccia ma anche tanti bei fiori. Se questo era solo un sospetto per quel che riguardava scuola primaria e medie inferiori, comincia a rendersi visibile a livello superiore e si eplicita senza mezzi termini nell'università, dove la legge dispone che queste divengano delle fondazioni private alla ricerca di fondi privati.
C'è chi si chiederà dove sia il problema. Per rispondere a questa domanda bisogna fare delle divisioni : la prima è fra facoltà delle scienze umane (da Psicologia a Scienze Sociali a Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali ... etc ... ), facoltà umanistiche ( Lettere e Filosofia, Lettere Straniere, Beni Culturali, rcheologia, Storia ... ) e facoltà delle scienze naturali ( ingenieria informatica, fisica, meccanica, chimica, matematica ... etc ... ). Quali interesse avrebbero delle aziende private nel finanziare i primi due tipi di facoltà ? non dico una falsità se sostengo che le scienze umane siano ancora bistrattate nel nostro paese, nonostante abbiamo ottenuto e continuano ad ottenere grandi risultati. Tuttavia quale sarebbe l'industriale o il banchiere che finanzierebbe la ricerca di facoltà come psicologia o scienze dell'educazione, o anche delle scienze politiche ?
Nessun problema per trovare finanziamenti invece per quel che riguarda le università scientifico-naturali, anche se quì si apre l'altra distinzione, che è sui livelli di ricerca che possono essere pura o pratica. Le industrie che finanziano progetti, di certo non lo fanno con l'intento di trovare 'grandi cose', si acconterebbero più semplicemente della ricerca sul prodotto o sul miglioramento tecnologico spendibile sul mercato; che non sarebbe un male, ma sarebbe limitativo.
Le ricerche che hanno portato più ricchezza, sia in termini culturali che in termini economici, sono stati i risultati ottenuti dalla ricerca pura, risultati che però non restano spendibili nell'immediato ma che aprono nuovi orizzonti teorici in cui poi altri ricercatori lavoreranno e faranno scoperte.
Quindi otterremmo che le uniche università che riuscirebbero a cavarsela sarebbero quelle scientifico-naturali che però perderebbero una delle loro caratteristiche fondamentali, e si asservirebbero alla ricerca estera, magari fatta da italiani. Tutte le altre diverrebbero pesi morti senza fondi.
Dietro questi tagli si nasconde un'ideologia ben precisa, che è quella del neoconservatorismo, ed è proprio quell'ideologia che ha portato al fallimento economico e sociale degli stati uniti contemporanei. La differenza è che gli USA sono un bel pezzo avanti e ora il dibattito non è su quanto posso tagliare il settore pubblico ma quanto posso incrementarlo per creare quelle condizioni di cittadinanza che di per loro farebbero rialzare la testa della società.
L'Italia è un paese depresso, la gente è sempre più spaventata e alle proposte del bastone e della carota cede come l'ape ai fiori, ma attenzione, perché con il bastone e la carota si ottengono risultati di breve periodo che con il distendersi del medio nella migliore delle ipotesi tornano ad essere problemi ma nella peggiore diventano tragiche conseguenze.
Non vorrei che qualcuno se ne uscisse tra due annetti a dire, come fa oggi, che è tutta colpa dei governi di centro sinistra. Non solo perché mentirebbe ai cittadini ma soprattutto perché la sinistra non ha mai avuto nè la forza nè il tempo per portare avanti un suo progetto di società. Cosa che una destra fatta di ricchi e figli di papà può fare e sta facendo.
Ne riparleremo sull'orlo del burrone, ma portati il cellulare, perché io chiamerò dagli Stati Uniti.
Longoni Andrea
Scusate ragazzi del Pd.
RispondiEliminaMa non avete in programma nessuna forma di protesta cittadina contro il progressivo smantellamento della scuola pubblica da parte del governo Berlusconi?!
Sarebbe stato importante esserci.
Il 25 a Lecco ci sarà un corteo. Partirà alle 8.30 da piazza Armando Diaz di fronte alla stazione fs della città.
Magari ci si vede eh? Ma anche...
Hai ragione duccio, ma purtroppo il 25 c'è la manifestazione nazionale, quindi saremo a Roma a protestare contro il governo. Ci spiace di non poter partecipare tutti a Lecco. Comunque alcuni di noi che non vengono a Roma saranno presenti e abbiamo divulgato la notizia.
RispondiEliminaComodo venire a fare gli spiritosi, quando si organizzano le manifestazioni senza essere coinvolti e, casualmente, il giorno della nostra manifestazione nazionale.
RispondiEliminaFurbi, ma anche no...
Mah lo spirito l'hai visto solo tu Michele. Non c'era nulla di spiritoso, anzi.
RispondiEliminaComunque, per parlare di cose serie, la manifestazione è stata un successo.
3000 ragazzi per le strade della città come non s'era mai visto.
Non saranno mai i 4 milioni del Circo Massimo però dai...
Comunque, giusto per chiarirsi.
I furbi qui non son quelli che organizzano le manifestazioni nei momenti caldi delle proteste e delle mobilitazioni, ma chi manifesta ad autunno il proprio dissenso quando avrebbe dovuto farlo almeno almeno a luglio. Allora però non era ancora tempo di incazzarsi.
SUNTO: nessuno ha voluto scavalcare nessuno. Quindi non venite a fare i malmostosi.
Piuttosto, un consiglio da cittadino elettore del centro-sinistra: siate più presenti in città.