Ecco di seguito la puntata di Caterpillar con il collegamento telefonico con Vik Arrigoni:
Il pacifista Vik Arrigoni target delle bombe?
di RACHELE GONNELLI
«Restate umani», caparbiamente finisce così ogni messaggio, ogni post, ogni reportage di Vittorio Arrigoni, il pacifista italiano del Free Gaza Mouvement che ha scelto di rimanere nella città sotto le bombe israeliane, unico italiano, come testimone di quanto accade. È tornato là dopo una breve carcerazione e un foglio di via delle autorità israeliane – ed è lì, dalla prigione israeliana che lo abbiamo sentito la prima volta come Unità online -perchè scortava le barche da pesca dei palestinesi di Gaza. È tornato - ce lo aveva preannunciato - a bordo dell’ultimo viaggio della nave Dignity (nella foto) che è riuscito a concludersi nel porto ora bombardato di Gaza proprio pochi giorni prima dell’inizio dell’avvio di “Piombo fuso”, l’operazione offensiva israeliana. Ed è finora riuscito a rimanere vivo, oltre che umano, cercando di portare il suo aiuto al personale medico degli ospedali e di raccontare gli orrori della popolazione civile. È da lui che abbiamo avuto i primi riscontri dell’uso di bombe al fosforo bianco durante l’attacco di Gaza City.
La destra filo-israeliana americana non ha gradito –la sua presenza a Gaza e forse anche quel suo slogan, chissà – e lo ha indicato come target, anzi proprio come bersaglio «numero uno», a Tshal, cioè all’esercito di Tel Aviv. Nel sito inaugurato ad hoc per contrastare la crescente popolarità del dell'ISM (International Solidarity Movement), e che infatti si chiama http://stoptheism.com/ si indica Vittorio Arrigoni come bersaglio numero uno per le forze armate israeliane con tanto di foto per identificarlo e di dati segnaletici, come un tatuaggio che Vik ha sulla spalla. Sul sito legato a Lee Kaplan si spera in questo modo di «liberarcene per sempre». Seguono attacchi al governo italiano per la vecchia questione della fuga di Abu Abbas dopo il sequestro della nave Achille Lauro e si esprime il dubbio che in questo caso – cioè di fronte a questo «anarchico recidivo sostenitore di Hamas» - il governo italiano intervenga a suo favore, dovendo far dimenticare ancora il caso Abbas. Auspicio finale e insistito che Arrigoni «resti un obbiettivo da rimuovere permanentemente».
Adesso, se alla Farnesina e in Vaticano, si vuole restare umani, c’è da aspettarsi che qualcuno intervenga in sua difesa.
L'Unità, 13 gennaio 2009
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