18 gennaio 2009

Dall'organizzazione all'azione politica


ODG presentato da Lecco e approvato all'Assemblea Regionale dei Giovani Democratici


Il Partito Democratico è nato ormai più di un anno fa con l’intenzione di diventare il principale partito riformista italiano e una credibile alternativa alle forze politiche attualmente maggioranza nel Paese. La gestazione del Partito Democratico ha richiesto comprensibilmente un lavoro lungo e complesso, sia al livello della definizione dei valori comuni ai due partiti che si sono uniti per dar vita a questo progetto, sia dal punto di vista organizzativo.

Non si può fare a meno di constatare, però, che questo processo si stia prolungando decisamente oltre ogni limite ragionevole per i cittadini e i potenziali elettori del PD. Dalla nascita del nuovo governo di centrodestra ad oggi l’opposizione è stata latente, discontinua e poco incisiva, soprattutto a causa delle divisione interne al Partito Democratico e ad una interminabile sequenza di piccoli litigi e incomprensioni fra correnti ed esponenti politici.

 

Più volte abbiamo sperato di essere vicini alla conclusione di questa fase transitoria e di assistere finalmente ad un’opposizione attiva, unita e determinata. Purtroppo le nostre aspettative sono andate più volte deluse e i sondaggi delle ultime settimane registrano una crescente disaffezione da parte dell’elettorato stesso del PD che, se si votasse oggi, si attesterebbe attorno al 25% con una pesante perdita di voti rispetto alle elezioni politiche dell’aprile scorso a tutto vantaggio di altri partiti d’opposizione più incisivi.

L’amarezza per questa situazione cresce ancora di più oggi che il centrodestra mostra evidenti crepe: sarebbe il momento di mostrarsi compatti nel metterle in evidenza di fronte agli elettori e nel proporre loro un’alternativa valida. Assistiamo invece a dichiarazioni intermittenti e non coordinate da parte dei principali esponenti a livello nazionale, che spesso sembrano più interessati a contraddirsi l’un l’altro che ad enunciare in modo univoco e forte la posizione del Partito. E’ gioco facile allora, per i mezzi di comunicazione, dare all’opinione pubblica un’immagine estremamente frammentaria e sfilacciata del PD, che ne affossa la credibilità.

I Giovani Democratici hanno pazientato e continuano a farlo, ma è evidente il rischio che l’entusiasmo e la carica iniziali diminuiscano con il perdurare di questo stato di cose. Non è più rimandabile un chiarimento definitivo sulla leadership e sulle linee guida del partito.

Abbiamo la netta impressione che le questioni organizzative, pur di grande importanza, occupino un tempo eccessivo e tolgano spazio all’ancora più importante compito di comunicare con i cittadini, di fare politica attiva sul territorio, di informare gli elettori sui limiti e sulle contraddizioni dell’operato del governo, con l’obiettivo di superare un terzo delle preferenze e, sul medio-lungo periodo, di diventare primo partito in Italia.

 Anche noi Giovani Democratici rischiamo di perderci in aspetti gestionali relativi all’organigramma o in aspetti formali riguardanti le procedure d’elezione, la definizione di ruoli, responsabilità, gruppi, sottogruppi, coordinamenti. Dobbiamo invece pianificare la nostra attività politica sul territorio con maggiore autonomia e concretezza, perché come Giovani Democratici non ci sentiamo subordinati e quindi dipendenti dai via libera e dai tempi lunghi del gruppo dirigente del partito, né vogliamo sprecare ulteriore tempo in attesa che si risolvano le diatribe interne. Le elezioni amministrative ed europee si avvicinano, e in mancanza di un deciso e avvertibile cambiamento di passo, attesteranno un arretramento del PD. Il nostro dovere è di supplire, con l’azione diretta sul territorio, alle mancanze e ai ritardi di una direzione centrale tentennante e indecisa, e non certo di prendere esempio da essa. 

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