Un post il più breve possibile, perché tanto le parole sono già state sprecate altrove. Sto parlando del caso Englaro, reso disgustoso dagli ultimi sviluppi. Un presidente del consiglio che ha governato per 8 anni ha ben pensato, a cose fatte, di intervenire su una vicenda su cui non aveva mai voluto esprimersi, ed è intervenuto cinicamente, sfruttando il caso englaro per creare tensione col quirinale. E’ intervenuto con la disgustosità che gli è propria, dicendo che Eluana potrebbe avere figli. Come se di fronte a un dislessico qualcuno di sentisse in dovere di fargli sapere che, in teoria, potrebbe anche scrivere la divina commedia. Forse è vero, di sicuro sentirselo dire fa male. A disgusto si aggiunge il disgusto dovuto ad alcuni frustrati che per riempire il vuoto angosciante delle proprie vite non trovano di meglio da fare che urlare “eluana svegliati” mentre l’ambulanza parte per udine. Il disgusto delle parole che si mescolano in una bagarre politica in cui il narcisismo del sentirsi “difensore della vita” si mescola alla gretta ignoranza di chi accusa i medici, il padre, il presidente della repubblica di assassinio. Il disgusto di personalità di spicco del mio partito che hanno votato sì a una norma fatta in spregio ad ogni consuetudine parlamentare, ad ogni comprensione umana, ad ogni verità scientifica. Non voglio continuare con l’aneddotica perché tutto questo ha fiaccato qualsiasi verve comunicativa. La mazzata finale mi è arrivata un’ora fa, leggendo i risultati dell’auditel: il grande fratello ottiene 31,78% di share (record stagionale) superando di gran lunga la somma dello share di tutte le trasmissioni-approfondimento sul caso englaro.
In questo panorama sudicio si staglia limpido un fatto cui pensavo ieri sera: il corpo di Eluana in questi 17 anni si è deformato diventando una nemesi crudele di quelle foto che tutti i tg mostrano. Eppure in questi 17 anni il padre ha impedito che qualsiasi immagine di quel corpo trapelasse all’esterno, ha saputo resistere alla facile tentazione di spettacolarizzare e mediatizzare quel corpo, pur consapevole dell’impatto emotivo che avrebbe suscitato. Possiamo condividere o meno la battaglia di Beppino Englaro ma non possiamo non riconoscere la sua eroica correttezza. Ricompensiamolo del suo eroismo con quel rispettoso silenzio che chiede da tempo.
Lorenzo
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