Cari ragazzi,
dato che dobbiamo portare il nostro contributo alla stesura del programma elettorale per le elezioni provinciali siamo anche noi chiamati a confrontarci sui temi politici più rilevanti per la nostra provincia (e non solo per essa), al di là delle questioni, pur importanti, che attengono alle politiche giovanili. Più precisamente in questi giorni è in corso una discussione animata e per certi versi sorprendente, che ha come oggetto la gestione dell’acqua nella provincia di Lecco e in Lombardia. Nell’affrontare questa questione dobbiamo partire da due domande: cosa ne pensiamo noi dell’acqua? Che idea abbiamo sul suo utilizzo?
Io penso che l’acqua sia un bene essenziale per la vita delle persone, un bene irrinunicabile e quindi comune all’umanità. L’acqua appartiene a tutti, fa parte della vita di ciascuno di noi, è motivo di sopravvivenza, di salute, di crescita dell’individuo e della comunità. La sua mancanza o il suo essere inquinata sono causa di degrado e disparità sociale tra le persone e tra popolazioni intere. Queste sono le ragioni che mi portano a pensare che l’acqua sia un bene comune per definizione che non può essere assoggettato a nessun’altra logica se non a quella della disponibilità e accessibilità per tutti. Essendo un bene universale, l’acqua non può essere gestita attraverso dei criteri che regolano lo scambio nel mercato privato. Per questo ritengo impensabile una sua privatizzazione e un suo affidamento a logiche di mercato e/o di profitto. Il soggetto privato, comè giusto/inevitabile che sia, agisce nell’interesse del guadagno e questo pone inevitabilmente delle questioni delicatissime quando si parla di beni essenziali come l’acqua.
Per queste ragioni, 144 sindaci in Lombardia hanno dato battaglia affinchè venisse modificata la Legge Regionale sui servizi idrici. Legge che regolamenta le modalità di affidamento del servizio idrico e quindi la sua gestione e distribuzione su tutto il territorio regionale/provinciale. Grazie alla mobilitazione di questi Sindaci e del Comitato per l’acqua pubblica si sono portati a casa dei risultati importantissimi sebbene qualche “verde” (o presunto tale) si ostini a negarlo.
Uno su tutti: si è eliminato l’obbligo, previsto inizialmente dalla legge regionale, di mettere a gara il servizio di erogazione dell’acqua. Non è obbligatorio affidarlo a un privato attraverso una gara pubblica. Per questo, come hanno già sottolineato i sindaci, ci sono i presupposti per realizzare una gestione pubblica dell’acqua affidandola direttamente e quindi senza gara, ad una società pubblica. Questa società sarebbe IDROLARIO il cui statuto andrebbe modificato. In questo modo, in provincia di Lecco, così come in tutta la Lombardia, si potrebbe mantenere la gestione dell’acqua tramite le aziende pubbliche locali, senza cadere nelle logiche della finanziarizzazione e degli intrecci societari tipiche dei soggeti privati. Per farlo occorre la volontà politica forte dei comuni della provincia di Lecco e del Presidente di quest’ultima, che sono chiamati ad esprimersi in un apposito organismo, l’Ambito Territoriale Ottimale provinciale (ATO).
E’ una questione che sta investendo tutte le provincie lombarde. In Provincia di Lecco, come in tutte le altre provincie della Lombardia si sta giocando una partita decisiva sulla gestione/erogazione dell’acqua. A Lodi e a Bergamo hanno già hanno optato per l’affidamento diretto dei servizi idrici ad una società pubblica (in house), senza ricorso alla gara. Inoltre il Consiglio provinciale di Milano nelle sorse settimane ha votato un Ordine del Giorno che chiede l’affidamento diretto ad un’unica società totalmente pubblica. Devo purtroppo constatare che a Lecco non tutti (in particolare nel PD) la pensano in questo modo. Anzi. Numerosi amministratori del PD pensano che andare a gara sia inevitabile o che sia la cosa migliore. E si illudono credendo che in questa gara la piccola idrolario lecchese possa competere con colossi come A2A o altre multinazionali. Colpisce e un po mi amareggia l’atteggiamento dei miei colleghi amministratori del PD e mi domando come mai non avvertano il bisogno di battersi affinchè l’acqua non diventi un prodotto commerciale ma resti un bene/diritto disponibile per tutti, compresi i loro concittadini. L’universalità dei beni essenziali fa o non fa parte del nostro modo di vedere le cose?
PD/GDLECCO/Assessore Comune di Calco
Personalmente concordo con il fatto che un bene come l'acqua non possa essere gestita con la logica del profitto. A suo tempo avevo anche partecipato alla raccolta firme promossa dal Comitato per l'acqua pubblica.
RispondiEliminaDa quello che capito seguendo la vicenda (anche se non in maniera continuativa) anche l'esperienza di altre regioni ha dimostrato che non è vero che la gestione privata sia più efficiente di quella pubblica e spesso l'unico effetto del l'ingresso di soggetti privati è stata un aumento delle tariffe senza la contropartita del miglioramento del servizio. Credo sia importante la volontà politica di andare nella direzione della gestione pubblica poi ovviamente siamo in una situazione in cui le leggi (ci piacciano o no) vanno rispettate.
Segnalo uno spettacolo teatrale che tratta il tema dell'acqua che io ho visto ben 2 volte ed ho apprezzato molto “H2oro” della Compagnia Itineraria. (www.itineraria.it)
Chiara