L'altra sera seguivo in tv la diretta dal Senato del voto sul lodo Alfano. Il capogruppo del pdl, Gasparri, nel bel mezzo del suo intervento ha iniziato a citare numeri di questo tipo: “alla data odierna sono stati avviati 101 procedimenti penali relativi al gruppo Fininvest, che hanno coinvolto 104 soggetti; con riferimento a 59 procedimenti sono state celebrate 2.140 udienze, di cui 731 in procedimenti riguardanti Silvio Berlusconi. Vi risparmio i numeri dei milioni di documenti sequestrati, degli accessi realizzati.”
I dati venivano portati non come accusa ma come merito, cioè se uno aveva tutta sta roba sulle spalle si meriterà pure un aiuto...
Allora lì mi son detto "ma che sfigato che sono... Io non ho mai rubato un euro, non ho mai falsificato un bilancio, non ho mai corrotto un giudice o un teste, insomma non ho mai commesso un reato, la cosa più grave a mio carico è qualche multa per eccesso di velocità. Sono proprio un pessimo cittadino."
La classe politica di un paese dovrebbe essere da esempio, affermare i valori di legalità e giustizia, affinchè la comunità che viene governata si attenga alle regole date, le rispetti e operi nel rispetto delle stesse.
Invece, il messaggio dato, è tutt'altro, si dice che il furbacchione del villaggio viene premiato, che farla franca è un gallone da ostentare e che il successo lo si raggiunge imbrogliando. Il rispetto delle regole viene buttato alle ortiche e di merito meglio non parlarne.
Una riprova l'ho avuta sabato sera quando, grazie a qualche amico, mi son fatto trascinare alla Lumbard Fest di Missaglia. Parlando con alcuni militanti il leitmotiv era più o meno questo: “Che si faccia anche gli affari suoi, purchè faccia qualcosa anche per noi”. Un rapporto modello sovrano-suddito, dove il sovrano non viene disturbato purchè al suddito vengano lasciate almeno le briciole.
Ora, io non so se questa è rassegnazione dopo anni di promesse non mantenute dall'una e dall'altra parte politica o un sentimento diffuso di ammirazione verso un uomo che, tutto sommato, ce l'ha fatta: era pieno di guai giudiziari e debiti e oggi ha risolto le pendenze giudiziarie e ha fatto affari a iosa, fatto è che affermare il principio di legalità, oggi, significa essere percepiti come vetusto, superato, perdente.
Questa è la rivoluzione culturale in atto da quindici anni in questo paese, questo il pensiero dominante con cui, volenti o nolenti, dobbiamo fare i conti.
Michele Bianco
I dati venivano portati non come accusa ma come merito, cioè se uno aveva tutta sta roba sulle spalle si meriterà pure un aiuto...
Allora lì mi son detto "ma che sfigato che sono... Io non ho mai rubato un euro, non ho mai falsificato un bilancio, non ho mai corrotto un giudice o un teste, insomma non ho mai commesso un reato, la cosa più grave a mio carico è qualche multa per eccesso di velocità. Sono proprio un pessimo cittadino."
La classe politica di un paese dovrebbe essere da esempio, affermare i valori di legalità e giustizia, affinchè la comunità che viene governata si attenga alle regole date, le rispetti e operi nel rispetto delle stesse.
Invece, il messaggio dato, è tutt'altro, si dice che il furbacchione del villaggio viene premiato, che farla franca è un gallone da ostentare e che il successo lo si raggiunge imbrogliando. Il rispetto delle regole viene buttato alle ortiche e di merito meglio non parlarne.
Una riprova l'ho avuta sabato sera quando, grazie a qualche amico, mi son fatto trascinare alla Lumbard Fest di Missaglia. Parlando con alcuni militanti il leitmotiv era più o meno questo: “Che si faccia anche gli affari suoi, purchè faccia qualcosa anche per noi”. Un rapporto modello sovrano-suddito, dove il sovrano non viene disturbato purchè al suddito vengano lasciate almeno le briciole.
Ora, io non so se questa è rassegnazione dopo anni di promesse non mantenute dall'una e dall'altra parte politica o un sentimento diffuso di ammirazione verso un uomo che, tutto sommato, ce l'ha fatta: era pieno di guai giudiziari e debiti e oggi ha risolto le pendenze giudiziarie e ha fatto affari a iosa, fatto è che affermare il principio di legalità, oggi, significa essere percepiti come vetusto, superato, perdente.
Questa è la rivoluzione culturale in atto da quindici anni in questo paese, questo il pensiero dominante con cui, volenti o nolenti, dobbiamo fare i conti.
Michele Bianco
Anche a me capita spesso di riflettere su queste cose...è vero, molti personaggi soprattutto nel mondo della politica vogliono inculcare nella mente delle persone che la legalità sia un optional...tanto poi tolgono l'ici, fanno i condoni, tolgono il bollo e tutti son contenti e si dimenticano delle leggi ad personam...noi dobbiamo invece continuare ad insistere ed affermare con forza che non è che per avere più servizi e sicurezza si debba rinunciare ai principi fondamentali della giustizia e della legalità, ma che anzi, siano proprio questi la base per rimettere in moto il nostro paese. Non penso che tutti siano disposti a tenersi le fette di salame sugli occhi per sempre...almeno lo spero...certo il fatto che pur sapendo chi fossero questi personaggi la gente li abbia votati di nuovo non è molto incoraggiante...
RispondiEliminaAddirittura questi personaggi interpretano il voto della gente come se fosse un'assoluzione da tutti i peccati passati, presenti e futuri... peccato che la costituzione italiana dica bel altro!
RispondiEliminaInfatti dopo le ferie sistemeranno anche la giustizia una volta per tutte ( a loro uso e consumo ).
Stasera al tiggì qualcuno ha detto che nessuno lo ripagherà di tutto il fango gettatogli addosso per oltre 10 anni... il danno di immagine... e l'immagine dell'italia? il danno chi lo pagherà?
ciao
bibo
"Un rapporto modello sovrano-suddito, dove il sovrano non viene disturbato purchè al suddito vengano lasciate almeno le briciole."
RispondiElimina...Michele, parole migliori non potevi trovare!...
"La costituzione italiana dice ben altro" è una grandissima verità, infatti noi non viviamo in uno stato democratico in senso stretto, in cui cioè il popolo decide ogni cosa, esiste un sistema di pesi e contreppesi tra i diversi poteri dello stato, che DEVONO restare divisi e indipendenti. Quindi è legittimo che una persona, pur se scelta dal popolo, sia perseguita. Se così non fosse questa persona non sarebbe un premier, ma un re appunto, con poteri enormi e soprattutto, al giorno d'oggi, con un potere di condizionamento delle masse quasi illimitato. Certo, far passare certi concetti è difficle ma necessario, la storia degli ultimi ottocento anni lo dimostra.
RispondiEliminaEh, caro Lorenzo, oramai siamo tornati al "rex legibus solutus"...
RispondiEliminaChe amarezza!
Ste
Anche questa è una (triste) verità.
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