Spesso si parla della lega come di un partito non ideologico: non è del tutto vero perché i lumbard hanno sostituito ad un’ideologia di tipo “sociale” un’ideologia prettamente territoriale (la mitizzazione del nord) assumendo però tutte le conseguenze sociali che ne derivano, ossia fobie verso l’immigrazione, razzismo verso stranieri e meridionali, tendenze protezioniste etc etc. La mancanza di un’ideologia simile a quelle tradizionali emerge però con una certa evidenza quando si parla di temi etici, vedi il recente caso Englaro nel quale la lega è passata da una non posizione a un’assunzione acritica della posizione populistica di Berlusconi, presentando le opposizioni parlamentari come assassini, delinquenti, criminali. L’elaborazione di una posizione comune su temi così complicati dura il tempo necessario a capire quanto consenso possa raccogliere e quanto fermamente possano sostenerla: quando i leghisti sono fuori dal proprio ambito (difesa del nord, lotta all’immigrazione, protezionismo) restano spaesati per un po’ e poi, trovata la strada, la meno difficile da capire, si lanciano in battaglie contraddistinte dalla violenza che è loro propria. Quando decidono qualcosa sono decisi, l’importante è dimostrare di avercelo duro, fa niente se poi dicono cose tra loro contraddittorie. Ecco perché guardando con una certa razionalità la manifestazione padana pro-tabaccaio assassino non possono non venire alla mente le reazioni scandalizzate dei leghisti alla morte di Eluana che hanno definito una “orrenda morte per fame e per sete”. Si parla sempre di vita, vita spezzata, quella vita che difendevano con tanto fragore se si trattava di accusare di omicidio il pd, ma a loro sfugge, loro nella foto sono tutti allegri e ridono imperterriti, contenti davanti alla tragedia di un omicidio, per di più l’omicidio di un uomo che fugge.
Quando io vengo a sapere che un uomo è morto mi si spegne il sorriso. A loro no. Sono a posto con la propria coscienza e con il presunto diritto all’autodifesa. Mai espressione fu più appropriata: beata ignoranza.
Lorenzo
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