“Siamo solo noi quelli che ormai non credono più a niente, e vi fregano sempre (…) siamo solo noi generazione di sconvolti, che non han più santi né eroi”, canta Vasco in una delle sue canzoni più famose. Gli anni in cui è stata scritta quella canzone, erano gli anni in cui cadevano miti e dogmi che, fino a quel tempo, sembravano intoccabili.
Oggi che quei miti e quei dogmi non li ricorda più nessuno, ci troviamo di fronte ad un’altra situazione: milioni di giovani italiani – e i giovani lecchesi non fanno eccezione in questo – che vivono la propria quotidianità e i problemi che la costellano nel silenzio più assoluto.
Se partiamo dall’attualità più recente, pensiamo alla crisi. Decine di migliaia di ragazzi che, nel silenzio generale, hanno perso, perdono o perderanno il lavoro senza che nessuno si occupi di loro o, peggio ancora, senza che se ne parli. Contratti a termine che scadono e non vengono rinnovati, aziende che ridimensionano l’organico, stipendi da fame ridotti ulteriormente da settimane corte, ferie forzate o Cassa integrazione.
Oppure i problemi quotidiani, che esistono a prescindere dalla crisi: trasporti pubblici inefficienti, affitti inavvicinabili per studenti o lavoratori che non abbiano le spalle ben coperte da una famiglia con buone disponibilità economiche, mutui e prestiti non concessi da Istituti di credito pieni di soldi quanto rigidi con chi ha meno di trentacinque anni.
Problemi che nessuno affronta o vuole affrontare; in un Paese guidato da vecchi, nulla è più facile se non dimenticare le giovani generazioni. La televisione, che pure si rivolge a noi con programmi demenziali, affronta la questione giovanile solo quando qualche idiota allaga una scuola, dà fuoco ad un senza tetto o quando scoppia l’ennesima emergenza droga.
In una situazione come questa il nostro ruolo di giovani italiani, di giovani lecchesi, è quello di parlare di noi. Di chi siamo, di cosa vogliamo, di cosa pensiamo e di quali sono le nostre idee, i nostri progetti.
Come dice Vasco, siamo solo noi… che possiamo occuparci di noi.
Michele Bianco
Ciò che dice Michele è (tristemente) vero. Il problema è che quella televisione che dei problemi non parla, allo stesso tempo coi suoi programmi demenziali propone modelli di comunicazione e di immagine tali che il vincente è solo chi è “figo” e di conseguenza, anche chi si sforza di parlare di problemi concreti, spesso resta inascoltato. Il nostro scopo però è migliorare l’Italia, e allora non possiamo esimerci dal parlare di problemi reali.
RispondiEliminaAnche di fronte alle sconfitte, anche di fronte alla delusione di non sentirci ascoltati.